Physique Pictorial è il ‘beefcake magazine’ per eccellenza e, per certi versi, l’antesignano di molte ‘riviste moda uomo’ di oggi. La Bob Mizer Foundation l’ha riportata in vita. Abbiamo parlato con Frederick Woodruff, art director della rivista e artefice del rilancio di questo pezzo di storia dell’editoria gay.
Physique Pictorial è il ‘beefcake magazine’ per eccellenza, un campionario unico di uomini atletici, sexy e ammiccanti la cui carica erotica è giunta intatta fino ai giorni nostri.
Era il 1951: non era ancora nato Playboy, ma Bob Mizer aveva già pensato a una pubblicazione in cui mostrare i nuovi ‘modelli’ arrivati in città, ragazzi muscolosi e dal fisico statuario pronti a ‘posare’ al naturale per amor dell’arte o del fitness.
La pubblicazione, che oggi avremmo definito fanzine, avrà vita lunga e più tardi – nel ’69, ovviamente – potrà anche fare a meno di jock-strap e straccetti per un trionfo di gonfiori ed erezioni da far invidia a Butt.
L’avventura di Physique finì grosso modo con la scomparsa del suo fondatore, ma recentemente la Bob Mizer Foundation ha riportato in vita Physique Pictorial per le nuove generazioni. Abbiamo intervistato l’art director Frederick Woodruff.
Qual’è il messaggio di Physique Pictorial oggi?
Così come in ogni fascicolo di Physique, sin dal primo numero di Bob Mizer del 1951, anche oggi continuiamo a porci il medesimo interrogativo; “Cosa rende la mascolinità un misterioso connubio di bellezza e seduzione?’ Noi speriamo che possa essere l’arte della fotografia a dare una risposta a questa domanda.
Tramite la Bob Mizer Foundation, il progetto Physique Pictorial porta avanti anche l’heritage di Bob Mizer come artista oltre che editore. Come hai incontrato Mizer nella tua vita e in che modo porti avanti la sua eredità artistica?
Il mio primo approccio con Mizer lo devo alla scoperta del film ‘Pink Narcissus’ di James Bidgood, un’opera veramente fondamentale che mi ha spinto a intraprendere un viaggio alla scoperta di quei fotografi e registi che si erano occupati specificatamente dell’immaginario successivamente noto come ‘beefcake’.
Per quello che riguarda Mizer come artista, la Fondazione che porta il suo nome ha l’obiettivo di assicurarsi che il suo lavoro rimanga accessibile agli studiosi e al grande pubblico in generale: la sede di San Francisco funge così anche da archivio e sede di consultazione.
Sono molti i brand che stanno abbracciando l’immaginario maschile come parte integrante della loro identità. Mi riferisco ad esempio alle collaborazioni moda delle fondazioni dedicate a Tom of Finland e Mapplethorpe o alla passione di JW Anderson per i ragazzi del barone Von Gloeden. Ci sono progetti per un approccio ‘lifestyle’ al mondo di Bob Mizer?
Assolutamente, è qualcosa su cui stiamo lavorando proprio adesso! Vedrete presto tanto Mizer nel mondo della moda e degli accessori… sarà sorprendente e divertente.
Ai tempi di Mizer, gli uomini seminudi si trovavano solo sulle riviste di culturismo, mentre oggi quel ruolo ce l’hanno le riviste di moda uomo. Qual’è la tua opinione sull’evoluzione dell’immaginario maschile?
Trovo che le immagini siano da sempre testimoni di tutte le istanze più significative di un preciso momento culturale, e la rappresentazione della bellezza maschile segue lo stesso percorso.
Le immagini catturano l’immaginazione, e l’immaginazione aiuta ciascuno di noi a inventare i diversi modi in cui intendiamo vivere le nostre vite ed esprimere i nostri valori, speranze e sogni.
Con il nuovo Physique Pictorial porti avanti anche una intensa ricerca di nuovi talenti, e sembra che questo sia per te un aspetto molto importante.
Assolutamente: uno degli obiettivi principali di Physique è proprio mostrare quei fotografi dedicati alla rappresentazione del corpo maschile il cui lavoro risulta rilevante in questo preciso momento.
Ogni nuova pubblicazione ad un certo punto deve confrontarsi con una parola magica: ‘millennial’. Escludendo le ovvie considerazioni di marketing, si potrebbe dire che è un modo per riflettere sulle evoluzioni future di un preciso retaggio culturale. Qual’è il ruolo di Physique per una generazione abituata ad esprimere i propri colpi di fulmine a colpi di like?
Questo punto si ricollega a quel che dicevo prima circa il potere delle immagini. Le modalità possono essere diverse a causa del digitale, ma gli istinti delle persone rimangono gli stessi. Il che significa che, di base, c’è sempre una precisa e forte reazione di fronte alle bellezza.
Scegliendo di pubblicare una rivista cartacea anzichè un sito – sebbene ci sia invece un sito per la Fondazione – il nostro obiettivo è di riportare l’atto del guardare ad un ritmo più lento, quasi fosse un antidoto alle relazioni frenetiche che generano i social. Possiamo dire quindi che il nostro rapporto con i millennial sta nel fornire loro un nuovo modo di vedere e leggere l’arte.
Ultimamente c’è stato molto interesse per figure come Karlheinz Weinberger e David Wojnarowicz anche su canali più commerciali; fortunatamente il nostro bagaglio culturale sembra esser oggi più forte che mai. Ci sono degli artisti che pensi stiano contribuendo in maniera significativa al tema della rappresentazione maschile?
Questo è davvero un tema molto importante per me, e – senza falsa modestia – credo di poter dire che ognuno degli artisti contemporanei presenti sul nuovo Physique contribuisca in maniera nuova e significativa a questa forma d’arte. Sono un grandissimo estimatore di ciascuno degli artisti pubblicati fino ad oggi.
Quello che vorrei adesso è concentrarmi invece sulla nuova generazione di fotografe, per indagare lo sguardo femminile sul tema della bellezza maschile. Spero anzi ce ne sia qualcuna che ci stia leggendo adesso: sarei davvero felice se volessero contattarmi e propormi i loro lavori.
bobmizerfoundation.org
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